domenica 8 dicembre 2013

I Comuni dove si pagherà la seconda rata Imu

Dove si pagherà la seconda rata ImuLa pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 281 del 30 novembre 2013 del decreto-legge 30 novembre 2013 n. 133 (cliccare qui per leggerne il testo) – con il quale viene abolito il versamento della seconda rata Imu per l’abitazione principale, i terreni agricoli condotti direttamente ed i fabbricati rurali strumentali – non ha risolto il problema della Imposta Municipale Unica. Sono circa 3.000 i Comuni italiani che batteranno cassa per riscuotere una cifra totale che oscilla fra i 500 e gli 800 milioni di euro. Il termine per il pagamento è fissato al 16 gennaio 2014 (solo per la prima casa, però, perché per gli altri immobili resta valida la scadenza del 16 dicembre 2013).
Si tratta di tutti quei Comuni che hanno deliberato una aliquota superiore a quella base del 4 per mille. All’origine della ‘beffa’ c’è il problema del trasferimento dei fondi agli enti locali in questo periodo di crisi per le casse pubbliche; infatti, l’abolizione della seconda rata Imu è priva della totale e necessaria copertura finanziaria, alla quale dovranno provvedere parzialmente i contribuenti. Lo Stato si sarebbe impegnato a coprire il mancato gettito nella misura del 60%; il restante 40% sarà a carico dei Comuni e cioè dei cittadini. Secondo le prime stime, gli immobili interessati saranno quasi 3 milioni e mezzo, situati in numerose grandi città, come Milano, Bologna, Napoli, Genova e Verona.
Secondo la Cgia di Mestre, milioni di italiani saranno costretti a pagare tra i 71 ed i 104 euro in più, oltre alle possibili richieste originate dalla nuova Iuc, l’Imposta Unica Comunale introdotta con la legge di stabilità 2014, già approvata dal Senato ed in attesa della ratifica alla Camera. Come scrive la Cgia di Mestre, “per una abitazione di tipo civile (categoria catastale A2), con una rendita di poco superiore ai 621 euro (dato medio nazionale), l’aumento di aliquota di due punti si potrebbe tradurre in un aggravio complessivo di circa 209 euro”, per la maggior parte versato dallo Stato. “Per una abitazione di tipo economico (categoria catastale A3), con una rendita di 421 euro (dato medio nazionale), l’incremento di due punti dell’aliquota sulla prima casa – sempre secondo l’associazione di Mestre – si tradurrà in un aumento complessivo di 142 euro. Essendo solo la metà a carico del proprietario (in realtà, la quota dovrebbe essere del 40%, n.d.r.), quest’ultimo dovrà pagare 71 euro”.
Il ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, ha spiegato che «L’importo della rata dell’Imu abolita è di 2,150 miliardi di euro, compresi gli immobili strumentali agricoli, e viene coperto essenzialmente con interventi sul sistema bancario, per una quota di un terzo con anticipi sull’imposizione del risparmio amministrato e due terzi con aumenti di anticipi su Ires e Irap, a fronte di un aumento delle aliquote che graverà solo per un anno sulle banche».
Come si legge in un articolo de Il Sole 24Ore, firmato da Gianni Trovati, anche chi non ha mai pagato l’Imu potrebbe essere costretto a versare il residuo della seconda rata entro il 16 gennaio 2014. “È il caso dei tanti contribuenti (cinque milioni in tutta Italia) che vivono in case di valore catastale medio-basso – si legge nell’articolo – Per loro, la detrazione fissa di 200 euro (e quella di 50 euro per ogni figlio convivente) era sufficiente ad azzerare l’imposta ad aliquota standard, ma non quella ad aliquota maggiorata”. Si spiega su Il Sole 24Ore: “Un appartamento da 50mila euro (secondo il Fisco, naturalmente) non paga nulla al 4 per mille (l’Imu ‘lorda’ sarebbe 200 euro, pari quindi alla detrazione fissa), ma dovrebbe versare 100 euro con l’aliquota al 6 per mille: di questi, 40 euro rimangono da pagare al contribuente, mentre gli altri 60 sono coperti dallo Stato”.
In base ai dati a disposizione del quotidiano economico, fino ad ora è stato calcolato in 2.375 il numero dei Comuni nei quali sarà pagata in parte la seconda rata Imu, perché le aliquote deliberate dalle amministrazioni locali nel 2012 o nel 2013 sono superiori al parametro standard del 4 per mille. Tuttavia, va tenuto presente che l’elenco potrebbe allungarsi, considerato che i Comuni avranno tempo fino al 5 dicembre (e non più fino al 9) per pubblicare le loro delibere e renderle efficaci in occasione del ‘saldo’ 2013.
Per sapere quanto dovrà sborsare, il contribuente dovrà calcolare l’Imu dovuta facendo riferimento prima all’aliquota maggiorata in vigore nel Comune e poi facendo riferimento all’aliquota standard del 4 per mille, sempre applicando i benefici concessi (200 euro di detrazione base, a cui si sommano 50 euro per ogni figlio convivente con meno di 26 anni). Dopo aver determinato la differenza fra i due importi, basterà calcolare il 40% della stessa differenza per conoscere l’importo da pagare.

Nessun commento:

Posta un commento

PROMOZIONI Pacchetti Scuola